mercoledì 21 novembre 2012

Sport - dieta - agonismo?

Dicono in tanti (giustamente) che lo sport aiuti a tenere il metabolismo “vivace”, che liberi endorfine, che tenga il fisico in salute...

C’è un aspetto ulteriore che ho scoperto essere veramente vincente, almeno per me.

Lo sport dà motivazione. Quando torno in bici dopo una settimana di lavoro, magari non mi sono allenato ma sono calato un paio di chili... e mi sento un leone, almeno “relativamente a me stesso”.

Ma di QUALE sport sto parlando?
Non esiste solo l’agonismo, lo sport è soprattutto contatto con la natura, esplorazione dei propri limiti, una benefica e gratuita evasione dal “logorìo della vita moderna”.

Leggevo l’altro giorno sulla “Gazzetta dell’unico Sport esistente in Italia”, che una partita di basket di due squadre giovanili è finita 205-6, con tanto di lettera indignata di un lettore e risposta altrettanto indignata del giornalista.

Falsi e ipocriti che non siete altro!

Questo è l’agonismo, l’avete voluto voi... Ho sempre avuto il sospetto che il “rispetto dell’avversario” sia solo una finzione. “Fatti pure prendere a pugni che ti rispetto...”

Resto dell’idea che sia meglio andare per boschi che farsi predere a pallonate in una palestra davanti a frustrati genitori di “future promesse dello sport”...

martedì 20 novembre 2012

Appagamento

Non ero mai calato ventisei chili prima d’ora, ed è anche vero che non ero mai stato tanto grasso.
Credevo che l’unico vero problema legato alla dieta, fosse imparare ad alimentarsi correttamente senza essere sopraffatti dai terribili “colpi di fame”.

Invece ho scoperto che esistono anche altri ostacoli non meno insidiosi.

Uno di questi è l’appagamento.

Cominciano a dirti che sei bravo, che stai bene, di non esagerare, persino qualche ragazzetta che timidamente comincia a non girarsi dall’altra parte...

una piacevolissima sensazione che in realtà nasconde un grande rischio... quello di pavoneggiare troppo il “proprio IO tanto a lungo bistrattato” e dimenticarsi del fatto che siamo solo a metà del percorso...

Sfruttare le proprie debolezze / punti di forza

Se siamo obesi, è facile che varie volte abbiamo provato a dimagrire nella vita, con esiti deludenti o non “definitivi”.
La statistica è contro di noi, ma è anche vero che se esaminiamo tanti fallimenti con sincerità, senza false illusioni, possiamo imparare tanto dai nostri errori.

Chi mi può conoscere meglio se non il sottoscritto?

Non pensare mail al cibo

Tutti noi ciccioni abbiamo una capacità di “dimenticare” mostruosa...
Per interi lustri abbiamo ignorato intere orde di medici/amici/parenti che ci avvertivano dei nostri possibili problemi di salute.
USIAMO questa forza a nostro favore e non contro di noi.

Per anni mi è capitato di pensare "devo essere bravo, devo mangiar poco", poi di violare beceramente questo proposito di fronte al frigorifero, o a una tavola imbandita... Per anni pensavo al cibo lontano dai pasti, e seduto a tavola non consideravo quanto male mi stessi facendo...

Non bisogna MAI pensare al cibo, specie se lontano dai pasti.

Pensiamoci invece qualche minuto prima, per decidere e SCEGLIERE cosa mangiare (senza spiluccare tutto quello che vediamo in tavola e/o nel frigo, o farci prendere dalla frenesia alimentare in fila alla mensa...). 

Decidiamo NOI cosa mangiare e quanto.

mercoledì 31 ottobre 2012

Libera il maggiore Hartman che è in te

C’è chi dice che in una dieta bisogna assolutamente gratificarsi, e sicuramente è vero anche per me.

Quello che però mi smuove di più è quando la mia coscienza mi dà del ciccione e mi ordina di fare qualcosa. Prima cercavo di addormentare questa parte di me, adesso mi sento molto più recettivo, e non mi vergogno a darle voce.

Per questo non mi spavento se mi peso tutte le mattine, e se ho sgarrato mi impongo una condotta più rigida per la giornata.

Se sono in bici e c’è una salita troppo impegnativa, o sto morendo per due passi di corsa, modero il “maggiore Hartman interiore” perchè non vorrei morire d’infarto.

Ma quando ragionevolmente so che posso farcela, senza farmi troppo influenzare dalla mia pigrizia innata, lo scateno. E al suo grido di “palla di lardo” raggiungo la meta.

martedì 30 ottobre 2012

Senza scorciatoie (la cura non deve esser peggiore del male)

Il mio obiettivo è vivere bene da subito, ma non voglio scorciatoie che mi procurino guai adesso o in futuro, che siano diete folli del dottor tal-dei-tali espulso dall’Ordine dei Medici (fa ribrezzo leggere qui a proposito di una delle “genialate” dell'ex-dottor Dukan) o farmaci o droghe o rimedi miracolosi (che solitamente sono truffe o fanno male)

Non voglio una dieta che acceleri il processo di dimagrimento a scapito della MIA salute, o una che non possa sostenere per lungo tempo.

Vorrei alimentarmi per il mio benessere psicofisico (e anche per quello del palato, perchè no) e IMPARARE a mantenerlo quotidianamente.

Posso conciliare le due cose senza farmi del male? Cosa mi manca per farlo?

Se non riesco da solo posso farmi aiutare da medici e/o psicologi competenti, ma senza scorciatoie.

Venditori e Nerd

Da una decina d’anni ormai vivo nei mondi IT, software, vendita, consulenza e devo dire di averne viste di cotte e di crude, dalle quasi-truffe ai bravi consulenti (assai rari).

Da parecchio mi occupo anche di Linux, Open Source e in generale mondo “Open”, seguendo sia gli aspetti tecnici che quelli legati agli andamenti di mercato.

Da nerd, per anni ho auspicato la “morte dei commerciali”, in senso professionale, cioè ad un mondo IT popolato solo da “utenti” e da “tecnici”, intravedendo nella crisi una possibile attuazione della mia previsione.
Ero stanco di vedere fighetti imbellettati girare in potenti macchine tedesche, evangelizzando il “povero” cliente di turno, a scapito dei “tecnici sfigati” che hanno l’onere di implementare il venduto e cercare di farlo funzionare; magari facendo a pugni con un software “closed” e con grandi limitazioni.
 
Ero stanco di veder vendere l’infattibile (dai commerciali), e inventarsi l’impossibile (dai tecnici).

Uno dei motivi per cui l’Open Source non ha ancora sfondato, almeno nel mondo degli applicativi IT (mentre nella telefonia ad esempio SI, vedere Android per credere) credo sia proprio questo odio atavico fra tecnici e commerciali.

I primi sono frustrati perchè spesso sottopagati e costretti sempre ad inseguire quello che il venditore ha sbolognato al cliente, i secondi vorrebbero vivere in un mondo dove si vende “un prodotto già confezionato”, senza avere a che fare con orde di geek ciccioni e un po’ nerd (per citare lo stereotipo del softwarista) e con tutte le seghe connesse al delivery vero e proprio della “soluzione”.

I venditori tipicamente amano le soluzioni “più closed possibili” perchè danno risultati facilmente prevedibili e alla fine si avvicinano all’ideale della “vendita dei pacchi”, mentre i geek al contrario vorrebbero spesso un mondo open e senza limiti (di tempo, di spazio, di immaginazione).

Per una consulenza di 100, le multinazionali spesso si “mangiano” il 50%, un 30% alle vendite, e un 20% ai miseri tecnici (se va bene).

Questo può funzionare in un mercato in crescita, ma con la crisi di oggi la capacità di spesa è  molto ridotta... e la fetta mangiata non può andare a discapito dei tecnici (vedi gli esperimenti falliti in India) o dei commerciali (i servizi NON SI VENDONO DA SOLI... cari amici nerd, sappiatelo).
 
Aprire gli occhi potrebbe essere un'opportunità di business in un mercato IT in grande recessione.

No alle false compensazioni

Quando ho cominciato a mangiare in modo ragionevole, molti mi dicevano di essere un pazzo a smettere di fumare e iniziare una dieta nello stesso momento.

Questo deriva da un’errata percezione dei meccanismi con cui funziona il nostro cervello.

Il cervello non è un circuito idraulico in cui se tiro una leva (= mi metto a dieta) ho bisogno PER FORZA di un meccanismo compensativo. O dove NON POSSO tirare due leve assieme.

Magari questo è vero se la dieta è vissuta come una costrizione.

Trovo invece che sia più facile SE la scelta dipende da qualcosa di più serio, cioè da una rigorosa scelta di uno stile di vita DIVERSO.

Si IMPARA, non si costringe. Quando imparo ad andare in automobile, non è che per forza debba sfogare il fatto che prima non sapessi guidare o debba disimparare ad andare in ciclo.

Se imparo a non uccidermi col cibo, perchè non imparare anche a non uccidermi col fumo?

Non è obbligatorio farlo insieme, ma ma non vedo come queste cose si possano mutualmente escludere.

lunedì 29 ottobre 2012

Rimozione della causa?

Su questo sospendo in parte il giudizio, non sono uno psicologo. 
Però non credo che alla base di tutte le disfunzioni alimentari (o in generale dei vizi) ci sia per forza un disagio psicologico.
Premesso che a tutti non farebbe male “un po’ di psicologo”, credo che troppo spesso questo sia vissuto come un grande alibi.
Tutti siamo stressati. Chi ha figli, chi non li ha, chi ha troppo lavoro, chi non ce l’ha per niente...
Ogni momento della vita può generare stress o problemi, se non IMPARIAMO A VIVERLO cogliendone i lati positivi.
E’ solo quello il trucco. 
Se torno al bello, mi RI-BELLO come dice Bergonzoni, rimuovo anche le cause dello stress.
E automagicamente mi trovo ad aver rimosso tutti gli alibi in un colpo solo.

Rendersi conto del problema

Essere grassi non consente di vivere una tranquilla e serena “normalità”.
Scale? Fatica? Stanchezza? Delusioni? Autostima sotto i piedi? Poltrone strette nei treni e negli aerei? Cattivo esempio per i figli? Problemi di salute?
[...]
Questi problemi sono evidenti e non ci spendo neanche una parola in più, anche perchè NON sono quelli più gravi.

La salute viene (quasi) prima di tutto, ma c’è qualcosa che secondo me è davvero più importante e cioè ‘vivere con pienezza’.

In un post precedente raccontavo che una persona importante, un “grande della vita” mi ha insegnato con i fatti, a vivere con intensità, a non lasciare niente di intentato.
Quello che secondo fa veramente la differenza, non sono tanto i lati negativi che si incontrano nell’essere obesi (o drogati, o alcolizzati, o malati di lavoro...), quanto gli aspetti positivi che si perdono.

Respirare a pieni polmoni in un bosco, una corsa liberatoria o una pedalata zen fuori città, una veleggiata in amicizia non sono la stessa cosa, se le forze non rispondono e ci sentiamo “legati”.
Confrontarci con la natura, vivere in pienezza, cogliere serenamente i frutti della vita senza sentirsi in colpa o in debito con sè stessi... come può essere possibile farlo se non siamo “mens sana in corpore sano”?

Poter vivere con intensità, senza autoprivarsi del piacere di tutto, questa è la chiave.

Anche del piacere del cibo, perchè il TROPPO cibo diventa una malattia, e nella malattia c’è molta più dipendenza che piacere.

venerdì 26 ottobre 2012

Cosa ti ha portato qui

Molti si chiedono, magari andando dallo psicologo, quale sia il problema alla base della loro dipendenza.
Da cibo, alcol, sesso, fumo o droghe.
Non voglio assolutamente minimizzare la rimozione della cause, ammesso che ce ne siano sempre, ma perchè invece non ribaltare la questione?
Cosa mi impedisce di provare a fare un serio cambio di vita?

Quando gli amici mi fermano e mi chiedono come ho fatto, o cosa è scattato, la mia risposta sembra deludere alcuni: “ho aperto gli occhi”.

Così come sfottevo quelli che vivono per lavorare, o per arricchirsi, o per qualsiasi altro futile motivo, non mi accorgevo in realtà che il mio vivere per il cibo mi privava di tanti altri piccoli e grandi piaceri della vita: una corsa liberatoria all’aperto, una piccola fuga in ciclo dalla città, respirare a pieni polmoni in mezzo a un bosco.

E’ vero, lo sport libera endorfine, elimina tossine, aumenta il metabolismo.

"Ah il mio metabolismo lento mi impedisce..." un attimo... ma come mai che nei campi di concentramento non c’era neanche un ciccione?

mercoledì 24 ottobre 2012

Mattina

Partenza ore 6.50, temperatura 14°C e umidità 97%

Esco. Buio totale, ma sono vestito e non ho paura di niente.

Prendo la ciclo e imbocco l'argine, nell'oscurità. Tutto tace, il mondo è ancora a letto, ma un uomo solo è al comando... di cosa? della sua vita.

7.30 circa. Albeggia, ma c’è un nebbione che non si vede un’ostia, pedalo nel latte, l'umidità è aumentata, ma mi sento VIVO.

8.30 arrivo a Cavezzo, caffè e panino semidolce al crudo. Attendo i compagni di viaggio con rinnovate aspettative.

La giornata comincia adesso!

28-12-2011

Quel gran genio di mio zio


Le persone vanno, le emozioni si vivono, le idee restano. E quando l'emozione sposa un'idea, la rende indimenticabile.

Questo modesto scritto cerca di essere un omaggio a un grande, e ai grandi valori che mi ha trasmesso, di cui elenco come promemoria per me e per le generazioni future, un manifesto di tutti i valori che voglio impegnarmi a tramandare e a vivere (le citazioni sono testi più o meno noti di autori diversi, non avrei saputo scrivere di meglio):
  • L'empatia, il relativismo come valore contrapposto agli steccati della tradizione secolare, riconoscere nell'altro “diverso” da noi, un arricchimento invece che un indebolimento o una minaccia...
    “se sei un uomo ce l'hai scritto in faccia, se sei un uomo ce l'hai scritto nel cuore”
  • Il beneficio del dubbio, dell'assenza del dogma, come principio di civiltà matura e di saggezza condivisa...
  • Il desiderio di 'tenere botta', di andare avanti, di vivere un'esistenza “normale” ma al tempo stesso “impresa eccezionale”
  • Il coraggio di essere “i gatti neri, i pessimisti” piuttosto che rassicurarsi vicendevolmente con la favoletta della buona notte
  • L'autoironia, perchè la vita è meravigliosa specialmente se sappiamo scherzare anche sulle nostre sfighe
  • Il non perdersi d'animo, saper “ripartire, certamente non volare, ma viaggiare”
  • La cultura tecnica perchè è “meglio riparare piuttosto che buttare”, perchè “con un cacciavite in mano” si possono veramente “fare miracoli”
  • Il coraggio di essere spregiudicati, perchè “troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante”
  • Scommettere senza riserva sulle emozioni perchè “è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti”
  • Il disprezzo per l'uso delle armi, il disincanto di fronte a bandiere e divise perchè “fu un generale di vent'anni, occhi turchini e giacca uguale” a causare morte e distruzione
  • La solidarietà per chi è più sfortunato, perchè “se non son gigli sono pur sempre vittime di questo mondo”
  • La capacità di sentirsi piccoli di fronte a un universo smisurato e inconcepibilmente grande che si apre “immenso intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi”
  • Sapere volare “ancora ancor più sù, planando sopra boschi di braccia tese”, sopra il branco, come un “canto libero” che si innalza sui “pensieri della gente, a tutti i suoi retaggi indifferente”
  • Non arrendersi mai, come Nuvolari che “corre se piove, corre dentro il sole, tre più tre per lui fa sempre sette”
  • Essere consci che “Chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche”, ma che alla fine “Il pensiero come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”
  • Il coraggio di andare anche controcorrente, certi della propria onestà
    “quello che non ho... sei tu dalla mia parte
    quello che non ho... è di fregarti a carte”
  • Lo stupore davanti all'universo, senza smanie di conquista
    “io non ho bandiere da piantare ma un universo da guardare...”
  • Vivere con intensità vera, fino a quando lo potremo fare
    “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”



E da ultimo ho inserito la poesia che ha interpretato il grande Louis Armstrong poco prima della scomparsa (anche lui a 69 anni) e che ha donato all'umanità come testamento; lui che poco prima di morire aveva detto: "Penso di aver avuto una bella vita. Non ho pregato per ciò che non potevo avere e ho avuto all'incirca tutto ciò che desideravo perché ci ho lavorato"


Che mondo meraviglioso (Louis Armstrong)


Vedo alberi verdi e rose rosse
Le vedo sbocciare per me e per te
E fra me e me penso “che mondo meraviglioso”

Vedo cieli blu e nuvole bianche
Il benedetto giorno luminoso, la sacra notte scura
E fra me e me penso “che mondo meraviglioso“

I colori dell'arcobaleno, così belli nel cielo
Sono anche sui visi della gente che passa
Vedo amici stringersi la mano, chiedendo "come va?"
Stanno davvero dicendo "Ti amo"

Sento bambini che piangono, li vedo crescere
Impareranno molto più di quanto io saprò mai
E fra me e me penso “che mondo meraviglioso“
Sì, fra me e me penso ”che mondo meraviglioso”

martedì 23 ottobre 2012

La risposta è dentro di te...

Vado subito al sodo... ho cambiato vita.
Da meno di tre mesi. Ho smesso di fumare, ho perso 21Kg (e molti ancora me ne mancano da perdere...).

Prendendo spunto da una celeberrima battuta di Guzzanti, che non è un dispositivo antisesso ma un grande comico, ho deciso, ho scelto, ho voluto cambiare vita, fortemente.

Mi sentivo vecchio, stanco, senza energie, sempre più pigro ad alzare il culo; ho avuto qualche piccolo acciacco dovuto all'età e al peso, del tutto normali per le mie condizioni, ma soprattutto per la prima volta in 38 anni ho scoperto empiricamente che... volere è potere. La cosa incredibile è che l'abbia scoperto da mia figlia di sei anni...

Mi è venuta a mancare una persona molto cara, un amico, un parente, un mentore e maestro di vita.

Ho vissuto il terremoto, come tutti, nel modenese. E ABBIAMO tutti toccato con mano la morte.
Ma... POSSIAMO e dobbiamo cambiare, se lo vogliamo.

Non in tutto. Non posso cambiare il governo o la testa della gente. Ma posso cambiare la MIA percezione del mondo, vedere il bello che c'è nella vita di tutti i giorni.
Nelle persone, nelle piccole e nelle grandi cose intorno a me. Nella famiglia, nei bambini, nella quotidianità.

E' solo l'approccio che va cambiato. Bisogna volerlo vedere, con occhi diversi.

NOI, siamo tanti IO (cit. Bergonzoni), ognuno con la sua percezione del mondo, diversa, ma con ingredienti uguali.

Non lasciamo che ALTRI ci deludano.

Stefano